Quante volte sarà capitato di passare all’angolo di Rua Muro e Vicolo degli Adelardi e, alzando la testa allo spigolo della casa, chiedersi chi fosse quel personaggio plasmato in abiti cinquecenteschi?
Fig. 1: Ludovico Castelvetro collocato all’angolo del palazzo in Rua Muro 76, già proprietà del Castelvetro. (Ciro Bisi , 1825-1901)
Fig. 2: Particolare
Il busto in terracotta rappresenta l’umanista Ludovico Castelvetro, un nome certo poco conosciuto alla maggior parte dei modenesi ma che ha inciso fortemente sulla vita di Modena nelle prima metà del XVI secolo. Nato a Modena nel 1505 da una famiglia molto agiata (il padre era banchiere) Ludovico comincia presto ad allargare gli orizzonti della propria mentalità frequentando gli atenei di Bologna, Ferrara e Padova studiando Giurisprudenza, secondo la volontà paterna, e Lettere, seguendo la sua naturale inclinazione. Laureatosi a Siena soggiorna a Roma dallo zio, Ambasciatore presso la Santa Sede e ritorna a Modena, assiduo protagonista della locale Accademia, insegnando diritto fino al 1577, anno in cui è costretto a lasciare la città per una diatriba (narrata nell’ ”Ercolano” di Benedetto Varchi), con Annibal Caro, poeta e traduttore e segretario alla corte dei Farnese di Parma. La forte critica letteraria del Castelvetro ad una canzone del poeta sfocerà in una vera e propria polemica e la colpa per l’uccisione di un fidato amico del Caro sarà imputata a Ludovico Castelvetro, al quale si aggiungeranno le accuse di eresia per aver tradotto libri di area protestante. Per fuggire al fuoco dell’Inquisizione sarà costretto a riparare a Chiavenna e a scusarsi pubblicamente durante una delle sedute del Concilio di Trento. Insegnerà poetica a Ginevra e dopo il soggiorno a Lione approderà a Vienna dove si impegnerà alla traduzione della “Poetica” di Aristotele. Qui troverà la morte nel 1571.
Personaggio di grande e illuminata mentalità, si circondò presto a Modena di altri umanisti, favorendo il libero circolo delle idee con le sua critica sagace e l’orgoglio del suo giudizio. Ovviamente non senza accollarsi il feroce disappunto della Chiesa Cattolica. Fu un grande studioso della lingua italiana e primo tra i grammatici a capire che la lingua italiana discendesse dal latino. A Modena fu il regista delle opere di Niccolò dell’Abate presso la sede comunale: gli affreschi della Sala del Fuoco che raccontano la guerra di Mutina furono suggeriti da Ludovico Castelvetro che, in un’ideale riproposta del glorioso passato della città, esalta la politica rinascimentale di Ercole II d’Este. Ma questa è un’altra storia.
Fig. 3: Casa natale di Ludovico Castelvetro in Rua Muro, 76 a Modena
Fig. 4: Niccolò dall’Abate, Affresco dalla Sala del Fuoco, Comune di Modena, particolare