Veleia, (Gran) Tour nell'Appennino ducale
Da Parma (o da Modena) oggi mi sposto nella collina piacentina... niente paura, siamo sempre all’interno del Ducato di Parma e Piacenza e questo luogo è strettamente collegato alla città di Parma, in particolare alla storia delle collezioni di antichità borboniche e ludoviciane custodite nel Museo Archeologico Nazionale nel complesso della Pilotta. Siamo precisamente a Veleia, presso la località Rustigazzo nel comune di Lugagnano D’Arda (PC).
Il piccolo centro romano di Veleia sorse sulle vestigia del più antico abitato dei liguri Veleiates su cui, in parte, si sovrappose urbanisticamente (per i dati ad ora conosciuti) e da cui, verosimilmente, mutuò il nome.
La nascita del piccolo oppidum romano (II sec. a.C. avanzato), così denominato da Plinio il Vecchio, si colloca nel quadro delle reiterate battaglie che l’esercito romano dovette affrontare con il popolo dei liguri orientali nel contesto di espansione e colonizzazione del Nord della penisola italica. La riorganizzazione dell’ager, in cui si rinvennero anche tracce di insediamento celto-ligure e interessato anche da influssi etruschi, fu a scapito delle colonie di Parma e Piacenza e, in via ipotetica, anche di Lucca.
Il carattere giuridico del centro veleiate, dapprima civitas foederata (II sec. a.C.), mutò in quello di colonia di diritto latino nell’89 a.C. e in quello di municipium tra 49 e 42 a.C. mentre i cittadini furono iscritti alla tribù Galeria.
Il sito, sorto dal principio su una paleo-frana a circa 460 mt. di altitudine, fu dotato di infrastrutture in merito alla messa in opera di terrazzamenti e fu oggetto, nel tempo, di un sostanziale riassetto degli spazi urbani su cui si realizzarono, nell’area pubblica, il foro, la basilica (oggi ancora ben attestati archeologicamente, vedi Fig, 1) e il capitolium, di più incerta collocazione. I quartieri residenziali, con domus di carattere italico ancora in età giulio-claudia, si svilupparono secondo i canoni più propriamente romani a partire dalla metà del I sec. d.C. (oggi purtroppo poco documentati dai resti archeologici se non dalla cartografia sette-ottocentesca).
Fig. 1 Planimentria ottocentesca di Veleia
Veleia rimase comunque un centro marginale nel quadro della colonizzazione romana in quanto la sua ubicazione topografica la pose ai lati di un mercato di libero scambio, ormai già organizzato in Emilia, favorito da un’agricoltura che traeva vantaggio dalle grandi opere di bonifica effettuate in pianura. Il fiorire di nuovi poli di attrazione, le colonie di Parma e Piacenza, la lontananza dai flussi mercantili e il decadimento delle attività agrarie e pastorali portarono Veleia tra III e IV sec. d. C. ad un lento ma inesorabile declino e abbandono.
Le scarse ma preziose notizie riguardo la scoperta del sito di Veleia risalgono al 1747 quando si rinvenne, nello spazio antistante la ancora presente chiesa cinquecentesca, la Tabula alimentaria di età traianea. Oggetto di studi da parte del Muratori, la tavola venne trasportata a Parma dal Ministro Du Tillot per rilanciare "l'immagine "antiquaria" del piccolo stato borbonico" (Criniti, 2006). A seguito di altro materiale riaffiorante dal sito venne fondata, proprio a Parma, un'istituzione pubblica che li raccogliesse organicamente e che fosse promotrice di nuovi scavi nell'area archeologica. L'intuizione del Muratori trovò conferma nella scoperta di Veleia romana e delle sue vestigia (area forense); gli scavi inoltre portarono alla luce reperti bronzei di notevole pregio storico e documentario quali la tavola della Lex Rubria de Gallia Cisalpina e la testa bronzea di Bebia Bassilla, testimone di atti di evergetismo anche in ambito periferico.
Fig. 2 La testa bronzea di Baebia Bassilla
L'anno 1760 decretò la nascita del Reale Museo d'Antichità di Parma, futuro Museo Archeologico Nazionale, e l'avvio di nuove campagne di scavo che portarono all'identificazione della basilica e al rinvenimento del ciclo statuario della famiglia imperiale di epoca giulio-claudia. Nel 1765 terminarono le "effossioni" anche nel cosiddetto anfiteatro, oggetto di manipolazioni che ne trasformarono il perimetro da circolare ad ellittico.
Terminata la parentesi istituzionale del dominio francese, l'ingresso di Maria Luigia d'Austria come regnante del ducato di Parma, Piacenza e Guastalla porterà nuova linfa vitale agli scavi veleiati, coordinati dal lungimirante e "illuminato" Direttore del Museo Pietro De Lama. Veleia divenne meta di viaggio di eruditi, inserita nel programma del Gran Tour, e fu, prima della scoperta di altre e più importanti città romane antiche, il modello principale per lo studio dell'urbanistica romana.
Occorrerà attendere gli anni Quaranta del XX secolo perché si risarcisse la lacuna nelle ricerche dovuta alla crisi istituzionale della seconda metà dell'Ottocento: l'opera del Direttore del Museo d'Antichità Giorgio Monaco porterà a nuovi ritrovamenti nell'area sepolcrale e all'edificazione del primo Antiquarium (1953) posto sul limitare del Foro. I decenni a seguire videro la ripresa sistematica delle ricerche scientifiche, la demolizione dell'Antiquarium e lo spostamento di tutti i reperti qui conservati nella palazzina di epoca luigina posta più a nord e fuori dall’area (Fig. 3). A questo fece seguito l'impegno da parte della Sovrintendenza di competenza per una sistemazione dell'area archeologica che fosse in grado di ospitare i nuovi flussi di visitatori.
Fig. 3 L'antiquarium du epoca luigina
L'area archeologica di Veleia si articola nel suo attuale stato in un percorso accessibile dalla parte settentrionale del sito. I resti dell'edilizia privata e pubblica sono visibili solo nel loro impianto perimetrale in quanto gli alzati non si sono preservati. Le colonne del foro e della basilica sono frutto di un’operazione di anastilosi. Il visitatore meno esperto può preparare la visita per mezzo di pannelli posti all'entrata in cui, planimetricamente, sono indicate le destinazioni d'uso degli edifici e degli spazi della città antica al momento portati alla luce.
I resti più significativi sono da rilevare nelle terme pubbliche, di cui è ancora visibile la struttura pavimentale ad ipocausto (Fig. 4); nella domus del cinghiale, con il suo impianto ad atrio con peristilio, e nell'area forense, che conserva interamente il lastricato in arenaria con iscrizione a lettere alveolate (recentemente restaurata) a testimonianza dell’atto di evergetismo del duoviro Lucio Lucilio Prisco (Fig. 5 e 6). Di grande impatto visivo ma alterato nella sua forma e funzione (a dire il vero solo supposta) è il cosiddetto anfiteatro, posto a nord ovest a monte del sito (Fig. 7)
Fig. 4 Le terme
Fig. 5 L'iscrizione di lucius Lucilio Prisco nell'area del foro
Fig. 6 Dettaglio dell'iscrizione
E ora torniamo a Parma.
La città ospita nelle sale del museo ad essi dedicati, i preziosi ritrovamenti di Veleia. Oggi il Museo Archeologico di Parma (MANPr) è in fase di riallestimento con aperture di nuove sale che meglio valorizzeranno i reperti, distinguendo le collezioni storiche, provenienti da acquisizioni ducali, dai reperti di scavo che da oltre un secolo hanno contribuito a delineare il profilo storico della città.
Il ciclo statuario di Veleia, ritrovato nel luogo di ubicazione della basilica forense, fu collocato dapprima all’Accademia di Belle Arti e poi all’interno della nuova sede del Museo archeologico, quella attuale, voluta da Maria Luigia negli anni della sua ducea. Gli affreschi di francesco Scaramuzza che decorano il salone delle statue veleiati, rappresentano ai lati del soffitto le quattro civiltà i cui reperti sono in mostra (romana, greca, etrusca ed egizia), al centro l’allegoria della scienza archeologica e agli angoli amorini che sorreggono reperti custoditi nel museo (Fig. 9).
Fig. 9 La sala con il ciclo statuario veleiate
Dei reperti veleiati in esposizione non si possono omettere la Tabula alimentaria di età traianea (lista dei titolari dei prestiti concessi dall’imperatore, previa ipoteca sui fondi, vedi Fig. 10), i bronzetti raffiguranti una vittoria alata e Ercole ebbro, il busto dell’imperatore Lucio Vero, di recente restauro, e la già citata testa in bronzo di Bebia Bassilla.
Oggi il sito archeologico di Veleia è istituzionalmente afferente alla Direzione dei Musei dell’Emilia Romagna mentre i suoi reperti rientrano nel patrimonio dell’ente Statale Autonomo del Complesso della Pilotta. Le questioni burocratiche, di organizzazione nonché di tutela e valorizzazione del sito sorte da questa scissione fanno parte però di un’altra storia...
Fig. 10 La Tabula Alimentaria