Per fortuna c'è la scuola!

In questi tempi in cui la gestione professionale si scontra con l’incertezza del momento, la scuola è un’ancora di salvezza in cui programmare ha ancora un senso.

Da maestro porto con me l’esperienza della mia formazione di archeologo divulgatore, ultimo anello della lunga sequenza delle attività legate alla disciplina dell’archeologia. Come sapete nella sezione "scuola" di questo sito ci sono alcune proposte di didattica archeologica per le scuole, declinabili in percorsi più articolati o in progetti di durata più breve (qui la scheda del progetto svolto).

Da poco ho concluso il laboratorio di didattica archeologica in una classe 4ª della scuola primaria. L’argomento trattato, in linea con il programma di storia svolto, è stato inerente l’infanzia nel mondo antico, con una particolare attenzione alla civiltà egizia (stili di vita, scolarizzazione, abbigliamento, doveri, convenzioni e religiosità). In realtà si è presentata una panoramica che ha compreso anche il mondo greco-romano, soprattutto per quel che riguarda i giochi e i giocattoli dei bambini dell’antichità. È soprattutto nel mondo classico, infatti, che le fonti a riguardo si fanno più frequenti, in special modo quelle letterarie. È però ancora una volta l’archeologia che ci restituisce uno sguardo diretto sull’umano agire: gli scavi e i contesti funerari ci hanno riconsegnato, nell’immediatezza dell’immagine e della materialità dei reperti, un quadro più delineato sugli aspetti ludici dei bambini del passato. Il progetto, quindi, si è prefissato un duplice obiettivo disciplinare:

  • conoscitivo, basato sulla disanima dei giochi (con le loro varianti: individuale, per coppie, per gruppi) e delle fonti archeologiche che informano sul tema (mosaici, rilievi, ceramiche, pitture e gli stessi giocattoli rinvenuti);
  • pedagogico, come riflessione sull’identità dei bambini a cavallo dei millenni: come e quanto gli allievi di oggi hanno potuto identificarsi con l’immagine, sbiadita dai secoli, dei loro piccoli antenati?

Alla necessaria premessa teorica, sviluppata con l’utilizzo della LIM (lavagna interattiva), è seguito un laboratorio di creatività manuale. In collaborazione con la docente, ho richiesto agli allievi di creare uno dei giochi più conosciuti nell’Egitto antico di cui parecchie copie, in diversi materiali, sono state portate alla luce in due secoli di scavi nella terra dei faraoni. Si tratta del Senet, gioco da tavolo in cui gli sfidanti muovevano le proprie pedine al fine di farle uscire dal gioco dopo aver percorso tutte le caselle della scacchiera. Le regole non ci sono pervenute ma sono del tutto assimilabili al mesopotamico “Gioco delle venti caselle” di cui abbiamo abbondanza di informazioni. La peculiarità del Senet, che in egiziano antico significa “passaggio”, è la correlazione con il trapasso dell’anima nell’aldilà. Questo è il motivo per il quale i contesti funerari (da Nefertiti a Tutankhamon ed altri) ci restituiscono immagini del defunto intento a giocare a Senet e ci hanno riconsegnato, a volte, il gioco stesso. Ma nei suggestivi affreschi delle necropoli, a sfidare il defunto non era l’amico, la dama di compagnia o il fratello bensì il destino stesso...

Con materiale comune e grazie alle risorse che l’internet può offrire, i bambini hanno confezionato il loro personale Senet, dotandolo dei colori preferiti e modellando le loro pedine con la creta.

Insomma... le jeux sont fait!

Laboratorio 2a

   Senet 4a

Senet 3aSenet 4a

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Senet 2a

Senet 1a

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